La danza che per sua natura ricerca la bellezza in movimento, diviene nel Neoclassicismo immagine per eccellenza della grazia. Il ripetersi delle figure danzanti all’interno della produzione canoviana è testimonianza dell’interesse dell’artista per lo studio del movimento. Essendo appunto un tema privilegiato, lo traduce in numerose statue di dee, muse, figure mitologiche, rilievi, disegni e tempere che esibiscono una notevole varietà di movimenti e pose di ballo. La danzatrice con il dito al mento è la seconda composizione sul tema di una fanciulla che danza e rappresenta un altro esempio della novità nella scultura, in qualche modo moderna, e conferma la sua convincente ideazione, indipendente dai modelli antichi. La figura si sviluppa secondo una graziosa linea ondeggiata, in cui la delicatezza della testa leggermente piegata, il leggero movimento delle braccia e le vesti morbide emanano una forte venustas (bellezza) gentile e soave. Fu richiesta dal banchiere Domenico Manzoni di Forlì, desiderando un’opera da porre in un tempietto e nel 1814 la statua era terminata. Venne gravemente offesa e danneggiata nel 1917 a causa del cannoneggiamento che colpì la Gypsotheca.