Procri è distesa a terra, mentre esala l’ultimo respiro. La parte superiore del corpo è sollevata così che risalta una ferita sul seno: Cèfalo, curvo su di lei piange, per la disperazione si copre il volto, con la mano sinistra, mentre con la destra raccoglie per l’ultima volta la mano esangue, bianchissima di lei. Avverte Cèfalo tutto il rimorso per quel tragico errore di aver colpita la sua donna che lo seguiva, nascosta dai cespugli, durante la battuta di caccia. Racconta infatti Ovidio, nelle Metamorfosi, che Cèfalo, il bellissimo figlio di Ermes, ebbe in sposa la principessa Procri che però temeva di essere tradita dal giovane sposo. Il mattino in cui Cefalo, mentre andava a caccia, fu rapito dalla dèa Aurora sul monte Imetto, Procri fu travolta dalla gelosia e volle seguire lo sposo, nascondendosi tra la fitta vegetazione. Fu così che la lancia scagliata da Cèfalo a una volpe andò a colpire la bella Procri e la uccise.