Il gruppo scultoreo rappresenta la contrastata e passionevole storia d’amore tra il dio Eros e la bellissima, ma terrena, Psiche. Le due versioni di Amore e Psiche stanti furono commissionate ad Antonio Canova appena trentenne dal colonnello scozzese John Campbell. La prima, venduta a Gioacchino Murat, che la trasferì nel castello di Compiègne, oggi si trova al Museo del Louvre. La seconda, ceduta dal committente a Josèphine de Beauharnais, moglie di Napoleone, la acquistò infine lo Zar Alessandro I di Russia, che la portò all’Hermitage di San Pietroburgo. L’opera si rifà al racconto contenuto nell’Asinus aureus di Apuleio. La favola rappresenta l’allegoria dell’anima che, desiderosa di scoprire ciò che le è volutamente celato, disobbedisce al divieto degli dei, che la costringono a subire una severa punizione e ad espiare la colpa. Il racconto offrì numerose chiavi di lettura e spunti di ispirazione per gli artisti di tutte le epoche, in special modo durante il periodo neoclassico. Sebbene l’opera sia basata sulla rappresentazione di due soggetti distinti, anche fisicamente e tecnicamente questi si compongono come un unico corpo, stretti a sé e uniti da una postura che comunica complicità e intimità profonda. La coppia di adolescenti si trova in posizione eretta con il capo chino, mentre la postura delle gambe fa pensare che si stiano avvicinando l’uno all’altra. I giovani hanno un volto molto simile, poco caratterizzato e l’espressione di entrambi è serena e distesa. La fanciulla è perfettamente frontale e vagamente coperta solo da una gonna; l’artista trovò per lei la possibilità di riutilizzare la posa già studiata e felicemente trovata. Assume un atteggiamento di gentile innocenza e sorregge la mano di Amore, sulla quale poggia delicatamente una farfalla, tenendola per le ali con le dita. La piccola creatura illustra la sensibilità di Canova nel trattare il marmo, ed è simbolo dell’anima che la fanciulla dona al suo amato, ma anche rappresentazione della fragilità e della brevità della vita. Il centro espressivo di tutta la composizione è, infatti, il gioco squisitamente fragile delle mani che la accarezzano e la proteggono. Amore è nudo, scorre il braccio lungo il collo della ragazza e posa con tenerezza la guancia sulla sua spalla. Cupido, come fanciullo o amorino, ricorre molte volte nella produzione canoviana. Non è presente alcun riferimento a dove si trovano i soggetti, che si abbracciano in un luogo senza tempo. La purezza della modellazione, suggerendo l'idealità formale delle sculture antiche, in realtà rende l’opera assolutamente moderna per concezione e iconografia. La bellezza del gruppo sprigiona un significato quasi incorporeo per cui ammirando questo abbraccio fra la fanciulla e il dio privo delle consuete ali, tagliate da Venere, “l’osservatore si commuove non della loro perfezione fisica, ma del sentimento spirituale che l’autore vi ha soffiato dentro”.