Esposto in:
Piazzale della Pilotta, 15, Parma
Aperto, sta per chiudere: ultimo ingresso ore 17:45
Profilo verificato
Gli antichi apprezzavano la trasparenza e il colore acceso, variabile dal giallo al rosso-bruno delle perle in ambra, uno dei beni di pregio più apprezzati nella preistoria, resina fossile formatasi milioni di anni fa e reperibile soprattutto lungo il mar Baltico, ma le attribuivano anche proprietà magiche e virtù terapeutiche.
L'utilizzo dell'ambra inizia nelle prime fasi della preistoria, ma si intensifica notevolmente nell’età del Bronzo (II millennio a.C.) quando, lungo i grandi fiumi e i passi alpini del Resia e del Brennero, raggiunge l’Europa meridionale e, soprattutto, il mondo miceneo, nelle cui tombe più ricche sono state recuperate migliaia di perle. Proprio l’Italia settentrionale avrebbe avuto un ruolo di primo piano in questo commercio verso l’Egeo.
Diverse perle d’ambra (“vaghi” è il termine archeologico) sono state ritrovate anche negli abitati e nelle necropoli terramaricole, datate tra 1600-1150 circa a.C.; destinate solo a donne d’alto rango erano usate nelle collane o come “ferma-pieghe” per gli spilloni in bronzo che chiudevano gli abiti.
Titolo: Età del bronzo. Vaghi in ambra della terramara di Castione Marchesi (PR
Autore: Anonimo
Data: XVI-XII secolo a.C.
Tecnica:
Esposto in: Museo Archeologico Nazionale di Parma
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