Conosciamo piuttosto bene l’acquedotto romano di Venafro (IS), che portava l’acqua alla città dalle sorgenti del Volturno, con un percorso quasi completamente sotterraneo lungo circa 30 Km. L’Edictum Augusti de Aquaeductu venafrano è un’iscrizione di 69 righe divise in 4 titoli. In esso vengono stabilite le regole sulle modalità costruttive, i rapporti con i proprietari dei terreni attraversati, la distribuzione dell’acqua e i magistrati competenti nel caso di controversie. L'editto venne redatto negli anni tra il 17 e l’11 a.C. La lapide che ne riporta il testo era stata utilizzata, alla metà del XVIII secolo, come materiale da costruzione in una masseria; recuperata nel secolo successivo, da allora è stata sempre conservata a Venafro. Lateralmente si riconoscono le tasche per l’alloggio delle grappe metalliche che dovevano tenere l’editto in posizione, ma purtroppo non si hanno informazioni precise sulla struttura di cui faceva parte.