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Nasce il primo Quadro sonoro dedicato al Museo Archeologico Nazionale di Taranto

Nasce il primo Quadro sonoro dedicato al Museo Archeologico Nazionale di Taranto

16 dicembre 2022

MArTA - Museo Archeologico Nazionale di Taranto

Via Cavour, 10, Taranto

Aperto adesso: dalle 08:30 alle 19:30


Si chiama il “Il Sogno di Marsia” ed è la composizione creata dal Maestro Premio Oscar Dario Marianelli pensando al Museo Archeologico Nazionale di Taranto - MArTA e alle suggestioni che la residenza artistica presso Taranto, con tutto il suo patrimonio culturale e storico, ha suscitato nel grande compositore.

L’opera si potrà ascoltare esclusivamente recandosi al Museo tarantino collegandosi a un QR Code che darà accSi chiama il “Il Sogno di Marsia” ed è la composizione creata dal Maestro Premio Oscar Dario Marianelli pensando al Museo Archeologico Nazionale di Taranto - MArTA e alle suggestioni che la residenza artistica presso Taranto, con tutto il suo patrimonio culturale e storico, ha suscitato nel grande compositore.

L’opera si potrà ascoltare esclusivamente recandosi al Museo tarantino collegandosi a un QR Code che darà accesso all’esperienza musicale.

Ma come nasce il progetto musicale firmato da Marianelli?Si chiama il “Il Sogno di Marsia” ed è la composizione creata dal Maestro Premio Oscar Dario Marianelli pensando al Museo Archeologico Nazionale di Taranto - MArTA e alle suggestioni che la residenza artistica presso Taranto, con tutto il suo patrimonio culturale e storico, ha suscitato nel grande compositore.

L’opera si potrà ascoltare esclusivamente recandosi al Museo tarantino collegandosi a un QR Code che darà accesso all’esperienza musicale.

Ma come nasce il progetto musicale firmato da Marianelli?

È una suggestione arrivata dopo un viaggio tra le sale del Museo, trovando ispirazione nell’aulos: uno strumento antico presente anche nelle immagini impresse sulle anfore panatenaiche del Museo tarantino.

“L’idea di riportare in vita il suono di uno strumento che non si ascoltava da 1500 anni – ha commentato il compositore Dario Marianelli – è stata la grande ispirazione. Osservare questi strumenti muti che sono festa per gli occhi quando si osservano nei Musei, mi è sembrata la grande occasione per ridar voce all’aulos di cui si era persa la tecnica esecutiva e costruttiva”. Da questa scelta è nato il coinvolgimento del maestro Barnaby Brown, “un esperto di archeologia musicale – ha detto la direttrice Eva Degl’Innocenti – che nello studio e nella ricerca su questo strumento ha usato un metodo indiziario che usano gli archeologi per le attività di ricerca”.

E per la prima volta nella storia è stato scritto un pezzo per aulos e orchestra. “Abbiamo dovuto reinventare la tecnica per riuscire a controllare l’altezza delle note in maniera stabile e per poter funzionare con un’orchestra” – ha detto il maestro Marianelli.

 

L’aulos era anche usato nella ritualità dionisiaca, per le feste orgiastiche; era uno strumento associato alla estemporaneità. Veniva utilizzato per scandire il tempo nelle competizioni sportive. “Peraltro, la musica faceva parte dell’educazione dei giovani della Taranto greca. Secondo Platone, l’aulos è anche associato ai fenomeni possessivi e le melodie suonate con questo strumento da sole, per la loro potenza divina, trasportano le anime in delirio” ha aggiunto Eva Degl’Innocenti.

“Probabilmente perché, al contrario della lira, altro strumento comune nella Magna Grecia, che si accorda per ogni scala, l’aulos ha le note in posizione stranissima e l’auleta deve costruirle portando le ance in posizioni utili a cambiare l’altezza della nota” ha specificato il compositore Dario Marianelli.

È una suggestione arrivata dopo un viaggio tra le sale del Museo, trovando ispirazione nell’aulos: uno strumento antico presente anche nelle immagini impresse sulle anfore panatenaiche del Museo tarantino.

“L’idea di riportare in vita il suono di uno strumento che non si ascoltava da 1500 anni – ha commentato il compositore Dario Marianelli – è stata la grande ispirazione. Osservare questi strumenti muti che sono festa per gli occhi quando si osservano nei Musei, mi è sembrata la grande occasione per ridar voce all’aulos di cui si era persa la tecnica esecutiva e costruttiva”. Da questa scelta è nato il coinvolgimento del maestro Barnaby Brown, “un esperto di archeologia musicale – ha detto la direttrice Eva Degl’Innocenti – che nello studio e nella ricerca su questo strumento ha usato un metodo indiziario che usano gli archeologi per le attività di ricerca”.

E per la prima volta nella storia è stato scritto un pezzo per aulos e orchestra. “Abbiamo dovuto reinventare la tecnica per riuscire a controllare l’altezza delle note in maniera stabile e per poter funzionare con un’orchestra” – ha detto il maestro Marianelli.

 

L’aulos era anche usato nella ritualità dionisiaca, per le feste orgiastiche; era uno strumento associato alla estemporaneità. Veniva utilizzato per scandire il tempo nelle competizioni sportive. “Peraltro, la musica faceva parte dell’educazione dei giovani della Taranto greca. Secondo Platone, l’aulos è anche associato ai fenomeni possessivi e le melodie suonate con questo strumento da sole, per la loro potenza divina, trasportano le anime in delirio” ha aggiunto Eva Degl’Innocenti.

“Probabilmente perché, al contrario della lira, altro strumento comune nella Magna Grecia, che si accorda per ogni scala, l’aulos ha le note in posizione stranissima e l’auleta deve costruirle portando le ance in posizioni utili a cambiare l’altezza della nota” ha specificato il compositore Dario Marianelli.esso all’esperienza musicale.

Ma come nasce il progetto musicale firmato da Marianelli?

È una suggestione arrivata dopo un viaggio tra le sale del Museo, trovando ispirazione nell’aulos: uno strumento antico presente anche nelle immagini impresse sulle anfore panatenaiche del Museo tarantino.

“L’idea di riportare in vita il suono di uno strumento che non si ascoltava da 1500 anni – ha commentato il compositore Dario Marianelli – è stata la grande ispirazione. Osservare questi strumenti muti che sono festa per gli occhi quando si osservano nei Musei, mi è sembrata la grande occasione per ridar voce all’aulos di cui si era persa la tecnica esecutiva e costruttiva”. Da questa scelta è nato il coinvolgimento del maestro Barnaby Brown, “un esperto di archeologia musicale – ha detto la direttrice Eva Degl’Innocenti – che nello studio e nella ricerca su questo strumento ha usato un metodo indiziario che usano gli archeologi per le attività di ricerca”.

E per la prima volta nella storia è stato scritto un pezzo per aulos e orchestra. “Abbiamo dovuto reinventare la tecnica per riuscire a controllare l’altezza delle note in maniera stabile e per poter funzionare con un’orchestra” – ha detto il maestro Marianelli.

 

L’aulos era anche usato nella ritualità dionisiaca, per le feste orgiastiche; era uno strumento associato alla estemporaneità. Veniva utilizzato per scandire il tempo nelle competizioni sportive. “Peraltro, la musica faceva parte dell’educazione dei giovani della Taranto greca. Secondo Platone, l’aulos è anche associato ai fenomeni possessivi e le melodie suonate con questo strumento da sole, per la loro potenza divina, trasportano le anime in delirio” ha aggiunto Eva Degl’Innocenti.

“Probabilmente perché, al contrario della lira, altro strumento comune nella Magna Grecia, che si accorda per ogni scala, l’aulos ha le note in posizione stranissima e l’auleta deve costruirle portando le ance in posizioni utili a cambiare l’altezza della nota” ha specificato il compositore Dario Marianelli.

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