Dal 11 giugno al 25 luglio 2021
Il bicentenario della morte offre l’occasione per tributare a Carlo Porta l’omaggio che merita, restituendo a Milano il “suo” poeta.
Troppo a lungo frainteso, ridotto ad allegra macchietta o cantore di un Milanin perduto, solo da pochi decenni – grazie innanzitutto al lavoro di Dante Isella – Carlo Porta ha riacquistato il posto che gli compete sullo scaffale dei “gran lombardi”, accanto a suoi schietti estimatori come Alessandro Manzoni, Carlo Cattaneo, Carlo Dossi, Delio Tessa, Carlo Emilio Gadda, Giovanni Testori. Porta in effetti non è solo il miglior poeta della tradizione dialettale milanese. È anche il più grande narratore in versi dell’Ottocento italiano: il primo a dar voce al popolo – servi, ciabattini, prostitute – con effetti di sorprendente intensità, che oltrepassano di slancio i territori del comico.
Dai palazzi delle “damazze” aristocratiche alle case di ringhiera, dal loggione della Scala alle sale da ballo, dalle preghiere in una chiesa alle voci che si rincorrono per le strade, Porta ci trascina nella frizzante Milano del primo Ottocento. Siamo al cospetto di un poeta ostinatamente cittadino: il suo è lo sguardo di un borghese, un citoyen che ha assimilato gli ideali di giustizia, libertà, uguaglianza della Rivoluzione. Ostile ai privilegi ecclesiastici e nobiliari, allergico ad armi e uniformi, «el sur Carlo milanes» (come si autodefinisce in un sonetto) spende la sua breve esistenza lavorando nell’amministrazione finanziaria, fedele ai valori di pace e operosità, che ispireranno il mito di Milano capitale morale.
Piazza Castello, Milano, Italia
Orari di apertura
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