Armando Mazza ricordato nelle cronache futuriste come uno dei più irruenti incitatori delle serate marinettiane, caratterizzate da risse ed arresti, schiaffi sonori ed i suoi pugni, il siciliano, poeta futurista, atleta, viene descritto un bel giovanotto roseo e sbarbato, ma afflitto da un'incipiente pinguedine, che egli porta del resto con molta disinvoltura. Il Ritratto di Armando Mazza si inserisce quindi nel cruciale momento di transizione fra gli esordi boccioniani e il periodo dichiaratamente futurista. L'opera denota il legame ancora intatto con il Balla pastellista, dove l'esasperazione fisiognomica è già in sé stessa ineditamente dinamica, e il segno nervoso, veloce e reiterato è direzionato a suggerire il moto, caratteristiche queste che ritornano in tutta la ritrattistica a pastello di Boccioni della seconda metà degli anni Dieci del Novecento. Il viso di Mazza - sopracciglia inarcate e occhi semichiusi come a contrastare il sole, bocca semiaperta - è sfaccettato in zone di luce e ombra rimarcate da un'agile e inquieta grafia superficiale che accompagna la base dell'incarnato, schiarendo dal blu ai toni dell'azzurro fino al verde brillante e al giallo.