Un dipinto con questo soggetto realizzato da Jan Brueghel de Velour e Pieter Paulus Rubens fu offerto da Jan Brueghel il giovane al mercante d’arte Cristo Immerseel nel 1631 senza successo. Lo stesso Jan II ne eseguì due copie e il presente potrebbe essere una di quelle. Probabilmente acquistata da Vittorio Amedeo I e giunta a Torino entro il 1635, l’opera è caratterizzata da una grandissima ricchezza iconografica: in un interno aperto sul fondo con un loggiato a tre arcate si assommano i vari elementi che richiamano il concetto della vanitas come gioielli, libri, strumenti musicali, giochi da tavolo. In primo piano un amorino sorregge un’immagine del Cristo quasi a monito rispetto alla caducità delle cose terrene, mentre appena dietro una figura femminile, non identificabile con certezza ma interpretata come Psiche o come Allegoria della Pittura, con un altro puttino che sta facendo delle bolle di sapone, innalza una torcia accesa. E l’orologio segna inesorabilmente il tempo che passa.