Giuseppe Pellizza si dedica già nel 1889 alla ritrattistica con grande slancio. In parallelo alla lenta e ponderata elaborazione delle prime compiute opere divisioniste, Pellizza attende ad alcuni importanti ritratti su commissione. Ritratto d'un campagnuolo proprietario, viene eseguito nell’autunno del 1893, emergente da un’oscurità compatta, quasi impercettibilmente ruotato verso destra, il viso del soggetto è risolto con ampie aree a divisione costruite per via di una trama di tinte che richiama l’abito, dal blu-grigio della giacca, al beige del panciotto, al bianco della camicia sino all’azzurro cangiante del cravattino ordito da tocchi di pigmento separati, che rimbalza per assonanza di toni sullo sguardo celeste velato dall’età, sulle rughe e sui capelli candidi screziati di riflessi. Il naturalismo del volto è esasperato fin nelle più minute imperfezioni della pelle, mentre altrettanta cura è riservata alla resa virtuosistica dei bottoni madreperlacei e della catena dell’orologio da taschino, dettagli raffinati che sottolineano la classe sociale dell’uomo, un benestante proprietario terriero della zona, eternandone la memoria.