La grande tela rappresenta uno dei lavori di maggior impegno di Emilio Borsa, attento osservatore della realtà rurale ancora presente sul finire dell’Ottocento ai margini del centro storico della città. In questo caso il Borsa coglie un attimo di vita quotidiana presso i mulini allora esistenti lungo il Lambro nella zona del convento delle Grazie Vecchie, area poi completamente stravolta dagli insediamenti successivi alla fine della seconda guerra mondiale. L’opera gode, grazie anche a un recente restauro, di una qualità cromatica altissima valorizzata dal sapiente uso delle luci e dei riflessi sull’acqua, mentre l’indagine sulle figure femminili colte nello svolgimento di quiete attività quotidiane si colloca nel filone del naturalismo ottocentesco ben presente nella produzione artistica monzese dell’epoca.