Le due pregevoli statuette, dall’aspetto mummiforme, appartenevano al corredo funerario del medico-sacerdote Imenmes “Incantatore di Serket” (dea-scorpione). Gli occhi a mandorla, il volto allungato, le labbra carnose rimandano all’arte sorta durante il regno di Akhenaton (1351-1334 a.C.) e proseguita nel periodo immediatamente seguente. L’ushabty, che vuol dire “rispondente”, aveva il compito di rispondere al posto del defunto alla chiamata ai lavori nei campi di Osiride, collocati nell’Aldilà. Posizionati nelle tombe sia di reali che di privati a partire dal Medio Regno, inizialmente erano esemplari unici, ma con l’andar del tempo il loro numero crebbe fino a raggiungere, nel tardo Nuovo Regno, il numero (ideale) di 365 ushabty, uno per ogni giorno dell’anno.