L’opera è tratta dall’omonimo affresco del pittore bolognese Guido Reni (1575-1642) realizzato nel 1614 sul soffitto del Casino Pallavicini Rospigliosi di Roma, decorato con rilievi di sarcofagi romani dei secoli II e III, legati al tema della morte e dell’amore, eretto sulle rovine delle Terme di Costantino dal potente cardinale Scipione Borghese, protettore di Caravaggio e grande collezionista, nipote di papa Paolo V che risiedeva nel vicino Quirinale.
L’affresco di questo straordinario artista bolognese, del quale ricorre il 380° anniversario della morte, operoso a Roma nella decorazione dei palazzi vaticani, nelle Marche, a Mantova e a Napoli, è considerato uno dei capolavori del Classicismo romano dell’epoca barocca.
La versione varennese è un’interessante trasposizione dell’800 realizzata a finto arazzo su tela di imponenti dimensioni, oltre 3 metri di lunghezza, in tutto corrispondente, nel soggetto e nella disposizione dei personaggi, all’originale.
I personaggi mitologici raffigurano, come evidenzia il Conservatore del museo Anna Ranzi, Apollo che guida il carro d’oro del sole, trainato da quattro cavalli che si librano nell’aria, preceduto da Aurora che scaccia l’oscurità, affiancata da un putto con una fiamma ardente che illumina la scena e che rappresenta il crepuscolo, mentre le Ore danzano intorno al Sole.
Il soggetto deriva da analoghe composizioni ideate da Raffaello, ma rivisitate in chiave bolognese dal Reni. Questi temi mitologici vengono apprezzati e riproposti anche durante il Neoclassicismo e nel corso del secolo XIX, come testimonia questa versione tardo ottocentesca.
L’opera, ricollocata per questa l’occasione nell’atrio di ingresso dello scalone della villa, era situata in un altro ambiente non visibile al pubblico.
Titolo: dipinto a finto arazzo raffigurante il Carro di Apollo e Aurora
Autore: Anonimo
Data: '800
Tecnica: dipinto a finto arazzo
Esposto in: Villa Monastero
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