Dipinta durante un soggiorno di Annibale a Parma, la pala svela lo studio appassionato su Correggio: dal volo degli angeli che portano la Croce al gruppo con la Vergine svenuta, memore della Deposizione di Correggio, un tempo nella chiesa di San Giovanni Evangelista. Per emanciparsi dall’artificio della maniera Annibale trova nel “suo diletto Correggio” la guida più congeniale, tanto da essere considerato “un de’ migliori imitatori. Tra le fonti antiche il giudizio più attento è quello di Bellori che descrive il quadro con amorosa puntualità e conclude con parole insostituibili: “Non si può dire a bastanza quanto Annibale s’internasse e si facesse proprie le migliori parti del Coreggio, così nella disposizione e ne’ moti delle figure, come nel dintornarle e colorirle con la dolce idea di quel gran maestro, e particolarmente nella gloria di sopra che par temprata dal suo pennello”. Introdotto dai santi francescani Chiara d’Assisi e Francesco – connessi alla destinazione per la chiesa dei Cappuccini – il dramma evangelico è ricreato dall’intrecciarsi dei piani sdruccioli e dall’intensità della luce sul corpo morto di Cristo. Un disegno agli Uffizi riferisce dell’attenzione di Annibale per la figura centrale della sacra rappresentazione e ricorda lo studio dell’anatomia intrapreso dagli Incamminati sotto la guida del medico Domenico. Alle spalle della Vergine la figura di San Giovanni Evangelista pare riflettere, nel gesto e nel manto drappeggiato, invenzioni del coetaneo Bartolomeo Cesi, impegnato “artefice cristiano”. A sinistra l’apertura sul paesaggio al crepuscolo prefigura uno dei grandi temi della pittura di Annibale.
Titolo: Compianto sul Cristo morto coi santi Chiara e Francesco d'Assisi
Autore: Annibale Carracci
Data: 1585
Tecnica:
Esposto in: Galleria Nazionale
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