Studente a Brera dal 1900 Angelo Barabino lascia l’accademia milanese nel 1903 per continuare il suo apprendistato a diretto contatto con Giuseppe Pellizza La vicinanza a Pellizza durante gli ultimi anni della sua parabola umana e professionale permette al giovane tortonese di assistere alla genesi di una serie di capolavori della maturità del maestro fra i quali Sole nascente in particolare. Il sole di Barabino ricalca l’impostazione del maestro di Volpedo nella scelta di un supporto quadrato, che sfrutta la simmetria per sviluppare una composizione di estrema semplicità e grande impatto visivo. Se l’opera del Pellizza è uniformemente ripartita in tre fasce parallele, quella del cielo e dei due piani del lineare paesaggio in robusto controluce, a determinare una costruzione rigorosa che astrae da ogni narrazione, il dipinto del Barabino colloca l’orizzonte frastagliato più in basso, a stabilire un rapporto equilibrato fra cielo e terra armonizzati attraverso raccordi di toni maggiormente delicati e soffusi. La pennellata finissima e frazionata, che ricrea un realistico effetto di abbagliamento per mezzo dell’accostamento diligente delle componenti cromatiche della luce, è comunque lontana dalla meticolosa scientificità del volpedese, e si orienta verso un divisionismo più libero e personale senza escludere connotazioni espressive.