Artista-artigiano, disegnatore, decoratore, scenografo e ceramista, Aleardo Terzi si forma sull'esempio del padre Andrea - incisore e acquarellista impegnato in campo editoriale - per poi brevemente frequentare l'Accademia di Belle Arti di Palermo, città natale e, infine intraprendere autonomamente la carriera di illustratore. Meriggio d'autunno è fra i maggiori risultati del divisionismo di Terzi, evolutosi per circa un decennio a partire dagli anni Dieci del Novecento attraverso una tavolozza audace e una pennellata discontinua e dinamica. La figura femminile è protagonista assoluta dell'intera opera del palermitano che asseconda il gusto dei secessionisti Enrico Lionne, Arturo Noci e Camillo Innocenti, a loro volta condizionati nella scelta di soggetti e ambientazioni dai modelli postimpressionisti e nabis. Avulsi dai temi sociali dei colleghi settentrionali, i "divisionisti intimisti" romani, in bilico fra decadentismo e avanguardia, si configurano nel panorama artistico italiano del primo Novecento come l'anello di congiunzione fra la tradizione tardo ottocentesca e il nascente Futurismo, che vede in Giacomo Balla un personaggio chiave. Terzi, in Meriggio d'autunno utilizza tasselli di colore dagli accenti fauve e si cimenta nella resa della luce artificiale già sperimentata dal maestro “piemontese” nel paradigmatico Lampada ad arco (1909-1911).